Ferrara, 1944: la Repubblica Sociale Italiana (RSI)I teme incursioni alleate e si prepara. Suonano le sirene e sono le vite, prima di ogni altra cosa, a essere in pericolo e tutti si dirigono, spaventati e rassegnati, nei rifugi antiaerei. Gli attacchi sono imminenti e messe in sicurezza quante più persone possibile, bisogna pensare a salvare – tentare almeno – il patrimonio artistico della città. Il tempo è poco e occorre decidere che cosa è possibile evacuare, che cosa è possibile inscatolare e trasportare altrove. Anche il reperimento di materiale per gli imballaggi è un’impresa complicata. Ma ecco che, nei primi mesi del 1944, diciassette casse di legno piene di opere d’arte lasciano Ferrara e i carretti trainati da cavalli si dirigono verso un luogo sicuro, in quel minuscolo paese di provincia che è Stellata. Il tesoro viene collocato nell’oratorio di San Filippo Neri e affidato alle cure del parroco.
Ma la guerra si intensifica e le SS, nel tentativo di difendersi per poi nuovamente avanzare, decidono di minare tutti i ponti e bloccare qualunque via che consenta di attraversare il Po. E così, Stellata – inevitabilmente legata al suo fiume – da rifugio sicuro si ritrova in prima linea sul fronte caldo degli scontri. Le opere non possono più stare qui ed è necessario intervenire nuovamente. Si cercano luoghi sicuri e trasportatori, ma l’impresa è tutt’altro che semplice. Anche solo spostarsi di qualche decina di chilometri – a quei tempi, in quelle condizioni – è proibitivo. I funzionari addetti contattano il parroco di Stellata, don Ernesto Masieri, per cercare appoggio e collaborazione, ma purtroppo non ci sono alternative. Lui stesso descrive in una lettera desolata la situazione: “Una gran parte del paese, in seguito ai bombardamenti dell’estate scorsa, è sfollato e perciò non si trova da poter pernottare in nessuna casa. Lo stallo non c’è più. Di facchini non se ne trovano, perché tutti lavorano alle dipendenze delle forze germaniche”. Finalmente poi, nel febbraio del 1945 l’Ufficio Disciplina Autoveicoli della RSI mette a disposizione un automezzo per il trasloco delle opere che così tornano a Ferrara, che nel frattempo era tornata più sicura.
L’oratorio di San Filippo Neri a Stellata ora è spoglio e abbandonato, le ferite subite per il terremoto del 2012 non ancora guarite. Ma il suo bel campanile a bulbo ci ricorda che anche in quei giorni di follia, questo piccolo borgo ha partecipato alla salvezza del bello.
© Michele Zanconato
Fonti:
Ferrara liberata – Violetta Ferrioli – Delfina Tromboni 1995

Foto:
Il campanile a bulbo dell’oratorio
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