Ripropongo rivisto, aggiornato e, spero, arricchito un post del 23 Settembre 2017 inerente alla possibilità che la Nostra bellissima rocca possente possa avere qualche cosa a che fare con il grande Maestro rinascimentale Leonardo da Vinci.
Il ritrovamento, nel 1986, presso gli archivi della biblioteca ariostea, e la relativa ipotesi divulgata dopo molti studi nel 2010 da parte dell’architetto modenese Claudio Sgarbi sulla origine del famoso uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, secondo la quale parrebbe esser stato, se non copiato, quantomeno pensato e discusso assieme al suo amico fraterno, “suo quanto fratello”, l’architetto estense, nonchè fine conoscitore di Vitruvio, Giacomo Andrea da Ferrara, getta nuove prospettive sulla conoscenza di Ferrara e del suo territorio da parte del grande Maestro del rinascimento.
Vissuto certamente in un clima frizzante per quanto riguarda arte e scienza ma anche assai turbolento.
Le “ballerine” alleanze ponevano costantemente i domini confinanti in un regime di reciproco sospetto nel quale, alle volte, la ragion di Stato era posta ben al di sopra della ragione dell’Arte.
Di questo Leonardo da Vinci ne era al contempo consapevole e rassegnato scriveva.
“del cavallo non dirò niente perchè cognossco i tempi…” (codice atlantico f. 867 recto ex 315 v-b) infatti, nel novembre 1494 le 70 tonnellate di metallo, destinato alla fabbricazione del monumento equestre progettato dal Maestro per Ludovico il Moro, furono requisite e spedite a Ferrara, sotto alla supervisione del Maestro Zanin, per la realizzazione di cannoni atti a scongiurare l’imminente minaccia delle truppe del Re di Francia Carlo VIII nei confronti di Milano; questo fatto dovrebbe far intuire sì, il forte legame tra Milano e Ferrara, sancito dal matrimonio di Ludovico il Moro con Beatrice d’Este ma anche testimoniare la fiducia riposta nel cognato e la competenza, la maestria e sopratutto l’intenso interscambio di informazioni e tecnologie tra gli alleati.
Poco tempo fa, trovai nel suo codice atlantico, o meglio nella sua versione digitale, uno schizzo ritraente ciò che sembra essere la nostra famosa Rocca possente (codice atlantico f.95 e f. 96), dai moderni disegni si evince un angolo di 155 gradi, dal disegno di Leonardo un angolo di 157 gradi… solo 2 gradi di differenza.
È uno studio riguardante il corretto posizionamento di una bombarda, armamento a fuoco molto utilizzato durante l’epoca rinascimentale.
Ora, o meglio ieri sera, inseguendo l’ipotesi del Leonardo nelle nostre terre ho ritrovato, sempre sul Web, una sorta di to do list, una lista compilata dallo stesso Leonardo di cose da fare, di persone da contattare e di cose da imparare nella quale appare un misterioso appunto “parlare con Giannino, il bombardiere, del perchè la torre di Ferrara sia murata senza scappatoie” (codice atlantico f. 611 a recto ex 22 r-b).
Possibile davvero che il grande genio, l’uomo curioso, l’indagatore, lo sperimentatore, l’inventore e lo studioso anche di armamenti e fortilizi non conoscesse l’importantissimo sistema difensivo estense?
《… it also possible that Leonardo was familiar with Ferrara particularly at the end of the 1470s and early 1480s, while he study local fortification…》
si legge in un testo in lingua inglese. Possibile che il Maestro Leonardo da Vinci non venne coinvolto nelle più serie faccende degli Stati che così tanto apprezzavano il suo lavoro?
© Michele Zanconato
Fonti:
– Codice Atlantico, Leonardo da Vinci
– Leonardo and the last supper, Ross King
– la biblioteca, il tempo e gli amici di Leonardo, catalogo seconda mostra sui fogli del codice atlantico
– Leonardo da Vinci’s giant Crossbow, Matt Landrus
– La vera storia dell’uomo Vitruviano, http://www.Focus.it




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